L'uomo ha bisogno che il riconoscimento rimanga un avvenimento puntuale nella propria vita. Il compito di un counselor non è quello di cambiare il cliente ma di accompagnarlo nella scoperta della propria unicita'.
Decidere di fare counseling è una libera scelta fatta in autonomia nel momento in cui si avverte dentro di se' un disagio che si vorrebbe risolvere. Ci si ferma per ascoltarsi , parlare, percepirsi e riordinare l' interiorita'. Il counselor si predispone a creare uno spazio di accettazione e accoglienza in cui il cliente possa esprimersi in profondità e ritrovare i suoi veri bisogni e le sue vere aspirazioni. Il cliente si concede il privilegio di incontrare parti significative di sè e di scrivere insieme a loro la pagina successiva della propria vita. Chiedere aiuto implica la consapevolezza di un " qualcosa che non va come vorrei " e quell' atto di volonta' a rendersi disponibili ad affrontare un cambiamento (in questo caso voluto e non subito), aperti e pronti ad accettare nuove trasformazioni e nascite interiori. Per cambiare occorre conoscere cosa ci ostacola, accettare le difficolta'e i limiti, mettere in conto l'attraversamento di momenti di confusione e vulnerabilita', rivalorizzarsi , allenare le proprie qualita' ed agire facendo i passi necessari per conquistare la realta' che desideriamo. La qualita' della relazione che si stabilisce fra counselor e cliente sara' uno degli elementi chiave per la riuscita di cio' che ci si è prefissati di raggiungere in una atmosfera di accoglienza e rispetto in cui ci si da' la possibilita' di ascoltarsi , sentirsi e ritrovarsi. "Dire di sè" è far conoscere e venire a conoscere, è un rivivere e un ricrearsi per meglio vivere e viversi. Fare counseling è prevenzione, educazione, orientamento, è un regalo che facciamo a noi stessi per conoscerci meglio e migliorare la nostra vita, per rivolgerci quell' affetto necessario a un buon rapporto con se stessi indispensabile premessa per un buon rapporto con gli altri. Ogni incontro è unico come ogni viaggio intrapreso e al contempo tutti toccheremo i luoghi comuni dello smarrimento, della tristezza, della rabbia ma anche quelli della serenita'e della pace poiche' non c'è ombra senza che ci sia anche luce. clic qui per effettuare modifiche.
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Nella preghiera il Signore dice :" chiedete e otterrete" ma spesso noi facciamo richieste che non vengono esaudite. Ma è proprio così o forse non significhera' che ci è sempre dato, anche se non ci è dato quello che a noi sembra la cosa giusta ? Quello che chiediamo fa parte del disegno di Dio ?Tutto è grazia allora significa che tutto ha un senso anche se talvolta appare incomprensibile. Tuttavia ci sono sofferenze che possiamo alleviare ed eliminare mentre altre che vanno accettate.
Il teologo protestante Dietrich Bonhoeffer così pregava ogni giorno : c'è buio in me, in te invece luce; sono solo, ma tu non mi abbandoni sono inquieto, ma in te c'è la pace; c'è amarezza in me, in te pazienza; non conosco le tue vie, ma tu sai qual è la mia strada. La vera malattia è la disperazione, la fine di ogni speranza.... Nel suo Diario Hetty Hillesum ( uccisa nei campi di concentramento a 39 anni ) scrive : " Eppure la vita è meravigliosamente buona nella sua inesplicabile profondita'.......Anche oggi il mio cuore è morto piu' volte, ma ogni volta ha ripreso a vivere". La fede, secondo la teologia cattolica, è una grazia infusa, pero' suppone la nostra accoglienza. La nostra è una cultura del fare ma non bisogna dimenticarsi l'aspetto del lasciar fare. Occorre sapere, conoscere, fare ma bisogna anche lasciare spazio alla dimensione del mistero della nostra vita. Ancora Etty Hillesum scrive : " Dentro di me c'è una sorgente molto profonda. E in quella sorgente c'è Dio. A volte riesco a raggiungerla, piu' sovente è coperta di pietra e sabbia : allora Dio è sepolto, allora bisogna dissotterrarlo di nuovo....Oh Dio, sono io che ti devo salvare. clic qui per effettuare modifiche. |
Nicastri Davide
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